I numeri da record di TuttoFood 2015

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Sono tutti da record i numeri dell’edizione di TUTTOFOOD che si è chiusa in fieramilano a Rho. Più 40,8% per i visitatori professionali certificati UFI, che hanno toccato quota 78.493: rilevante l’incremento dei visitatori esteri, +78,7%, provenienti da 119 Paesi. Gli italiani non sono da meno, registrano, infatti, un incremento del 25,3%. Ed è autentico boom per i business match: circa 2.100 top buyer internazionali selezionati hanno incontrato i 2.838 espositori, di cui 433 esteri, in rappresentanza di 7.000 marchi, in 11.790 appuntamenti prefissati tramite l’agenda online Expo Matching Program.

“Dai numeri di questa edizione, e in particolare quelli degli appuntamenti di business mirati – commenta Corrado Peraboni, Amministratore Delegato di Fiera Milano – emerge un verdetto chiaro: TUTTOFOOD è ‘lo’ strumento per eccellenza per l’ulteriore internazionalizzazione dell’agroalimentare italiano. Grazie a TUTTOFOOD, moltissime aziende medio-piccole di qualità hanno avuto accesso a mercati dove molto difficilmente avrebbero potuto farsi conoscere in altro modo. L’obiettivo dei 50 miliardi di export è sempre più alla portata del sistema food e noi stiamo facendo la nostra parte”.

E le tendenze? Una survey qualitativa condotta sui top buyer internazionali durante la manifestazione rivela che i prodotti italiani sono richiesti nel mondo, oltre che per l’appeal della nostra enogastronomia, anche perché hanno reputazione di prodotti naturali, sicuri e di qualità. Tra i mercati emergenti, indiani e cinesi sono i più sensibili al valore aggiunto di ingredienti all-Italian mentre i consumatori medio-orientali apprezzano soprattutto la naturalità. La ricerca della specialità originale e poco nota è invece il pallino di americani e nordeuropei. Diversi momenti di approfondimento hanno confermato TUTTOFOOD come osservatorio che anticipa trend e innovazione, oltre che momento irrinunciabile di business.

La prossima edizione di TUTTOFOOD, la sesta, è in programma nel 2017, da domenica 7 a mercoledì 10 maggio a fieramilano.

La ricetta giusta è sempre la giusta proporzione

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Che fare per non “offrirci” ai virus come un divano su cui tuffarsi a capofitto?

Lo stile di vita è fondamentale. Igiene e alimentazione, nello specifico, giocano un ruolo importantissimo. Lavare le mani spesso, ad esempio, ci consente di abbattere la quantità di virus con cui veniamo in contatto o di cui, viceversa, ci facciamo veicolo.

Veniamo a tavola. Che cosa mettiamo nel piatto per essere più forti? Chi segue un’alimentazione corretta “funziona” meglio e tende ad avere difese immunitarie più forti. Poi ci sono nutrienti che notoriamente aiutano le nostre difese, frutta e verdura sono quelli più importanti. Vitamine e minerali in essi contenuti, infatti, partecipano alle reazioni con cui le cellule del nostro corpo contrastano i virus e, in generale, debellano gli agenti estranei e rafforzano la nostra risposta a quello che potrebbe essere nocivo. La vitamina C, in particolare, è importantissima: via libera dunque ad agrumi, ananas e kiwi, così come a radicchi, broccoli, cavoli e cavolfiori, che in questa stagione sono al massimo.

E le proteine?
Anche per loro un “posto in prima fila”. Un giusto apporto di queste molecole è fondamentale, contando che gli anticorpi che ci difendono sono proteine. E se nel nostro lunch box non ci sta la bistecca, non preoccupiamoci: i salumi affettati, il Prosciutto Cotto come il Prosciutto Crudo rispetto alla carne fresca (che contiene più acqua) sono più efficaci perché sono una fonte di proteine concentrate.

Alimenti da evitare?
Non ce ne sono, a patto di seguire un regime alimentare corretto ed equilibrato. Periodicamente viene lanciato un prodotto “miracoloso” per le nostre difese immunitarie… Dobbiamo crederci? Naturalmente la scienza è in costante aggiornamento e le proprietà degli alimenti sono osservate da più punti di vista. Però i miracoli davvero non li fa nessuno: un cibo può avere effetti positivi, ma non risolvere tutti i problemi. Un prodotto particolarmente “strombazzato” qualche anno fa era la papaya, esaltata come un forte stimolatore del sistema immunitario: alcune ricerche hanno spinto a ritenere che non se ne potesse fare a meno, altre invece hanno dimostrato che non faceva una differenza significativa. Come in tutte le cose, anche l’alimentazione ha la regola migliore nella giusta misura: nessun alimento è di per sé dannoso in piccole quantità, così come nessun alimento fa bene se consumato in eccesso.

St. Patrick’s day con Gran Brianza

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Il 17 marzo si celebra in tutto il mondo la Festa di San Patrizio, il santo patrono dell’Irlanda.

Proprio a Dublino e dintorni, la data è festa nazionale e si tratta di un’ottima occasione per festeggiare! Anche negli Stati Uniti e di recente nel resto d’Europa, la festa di San Patrizio ha preso piede e con questa la tradizione di bere una birra… speciale.

Ecco le birre migliori da accompagnare a un buon panino.

La prima non può che essere quella scura, la più amata in Irlanda. La cosiddetta birra stout deve la sua fama anche ai birrifici Guinness e Murphy’s che dal 1800 producono ed esportano la birra scusa in tutto il mondo. Da abbinare a un sandwich a base di salumi affumicati.

Un’altra ottima birra da abbinare a un buon panino, è quella trappista. In questo modo vengono chiamate le birre prodotte nei monasteri trappisti ufficialmente riconosciuti.  L’ordine dei monaci trappisti riconosce solo dieci birrifici ufficiali autorizzati a produrre birra su 170 monasteri presenti nel mondo. Una birra così speciale non può che essere abbinata a salame e salumi dal sapore forte e deciso.

L’ultima opzione è quella più strana ma anche la più “irlandese”. Infatti nel giorno di San Patrizio sono molti i pub a servire una speciale birra verde, ottenuta miscelando un colorante alimentare alla normale birra bionda. Il verde è il colore tipico della festa e insieme al trifoglio rappresenta uno dei simboli dell’Irlanda. Provatela insieme a un panino con la mortadella, non ve ne pentirete.

Buon St.Patrick’s day… e buon appetito!

Garanzia e controlli per un prodotto di qualità

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La qualità delle carni è fondamentale per la riuscita di un prodotto di salumeria e per le sue caratteristiche organolettiche, ma anche le tecniche produttive giocano un ruolo altrettanto importante.

La tecnologia di trasformazione e conservazione della carne, dai primi salumi ad oggi, ha subito grandi progressi tecnologici, pur mantenendo uno stretto legame con le tradizioni gastronomiche radicate nella Penisola.

La tecnologia deve infatti non soltanto rispettare le esigenze del consumatore in termini di gusto e di ricerca dei sapori, ma anche le esigenze di sicurezza alimentare, un elemento centrale e prioritario ed un prerequisito essenziale per la qualificazione della produzione alimentare.

Nei salumi si sono raggiunti standard molto elevati. Non è sufficiente che i salumi siano buoni, ma anche che sia controllata la provenienza degli animali che forniscono le carni, che ci sia una selezione accurata delle materie prime e che le varie fasi di produzione, stagionatura o cottura del prodotto, fino alla commercializzazione, siano conformi alle normative di legge.

Tutti i passaggi per arrivare al prodotto pronto al consumo sono codificati e sottoposti a continui controlli, al fine di garantire la qualità e la sicurezza dei salumi.

Circa 5000 veterinari del Ministero della Salute vigilano sull’intero sistema produttivo, dall’allevamento alla selezione, alla trasformazione, sino alla distribuzione dei prodotti finiti.

Ma non sono questi i soli controlli effettuati sulla produzione salumiera: i consorzi e i produttori di salumi applicano ulteriori controlli nel rispetto dei disciplinari produttivi, in modo che si possa verificare la rispondenza di ogni singola fase tra quanto autocertificato dai produttori e l’effettiva produzione. Tutto il sistema produttivo viene infine controllato applicando il criterio dell’HACCP (Hazard Analysis Critical Control Points).

DOP e IGP, una qualità riconosciuta in Europa

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La produzione di salumi italiani è vasta e diversificata, fatta di tanti gusti e tanti sapori che si differenziano per area geografica.

La tipicità e l’unicità di questi prodotti hanno ottenuto importanti riconoscimenti anche sul piano normativo e legislativo europeo. L’Unione Europea, infatti, ha previsto diversi livelli di attestazione e protezione della qualità dei prodotti attraverso i riconoscimenti DOP (Denominazione d’Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta).


I marchi di riconoscimento garantiscono il rispetto di precise regole produttive e la collocazione degli stabilimenti di preparazione in determinate zone geografiche. Ciò perché solo in quel territorio sono presenti caratteristiche climatiche particolari, sapiente tradizione
umana ed esperienza in particolare tecniche di lavorazione, tali da conferire ad un prodotto la sua unicità.

L’insieme di questi fattori, pertanto non può essere riprodotto in altri luoghi e il prodotto merita di essere salvaguardato da un’appropriata tutela normativa.

 

In particolare, la Denominazione d’Origine Protetta (DOP) caratterizza quei salumi originari di una determinata area geografica, in cui avvengono tutte le fasi di produzione.

Anche l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) collega le caratteristiche e qualità di un prodotto ad una precisa area geografica, in cui avviene almeno una fase della produzione.

 

I salumi a marchio DOP sono: Capocollo di Calabria, Coppa Piacentina, Crudo di Cuneo, Culatello di Zibello, Pancetta di Calabria, Pancetta Piacentina, Prosciutto di Carpegna, Prosciutto di Modena, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Prosciutto Toscano, Prosciutto Veneto Berico-Euganeo, Salame Brianza, Salame di Varzi, Salame Piacentino, Salamini Italiani alla Cacciatora, Salsiccia di Calabria, Sopressa Vicentina, Soppressata di Calabria,Valle d’Aosta Jambon de Bosses,Valle d’Aosta Lard d’Arnad.

 

I salumi a marchio IGP sono: Bresaola della Valtellina, Ciauscolo, Cotechino Modena, Lardo di Colonnata, Mortadella Bologna, Prosciutto di Norcia, Salame Cremona, Salame d’Oca di Mortara, Salame Sant’Angelo, Speck Alto Adige, Zampone Modena.

Il primo panino non si scorda mai

Il blog Vero Biologico parla di noi.

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Cercando insaccati bio per i miei bimbi, mi sono imbattuta in questa azienda: Gran Brianza, che nasce da una piccola bottega di paese dove nonna Albertina e nonno Luigi suggerivano ai propri compaesani ricette affettuose da realizzare con le carni che vendevano.

Da quella bottega nasce la vision dell’azienda: essere uno strumento con il quale le famiglie rivivano la felicità, meglio se intorno ad una tavola. Il cibo è affetto, è incontro, è accoglienza, è anche un modo per dimostrare che si ama. Ognuno di noi ha ricordi indelebili di un piatto che lo legano una persona cara: gli gnocchi della nonna, la torta della zia, il modo con cui papà di preparava il panino per la gita domenicale.

Le innovazioni di una piccola impresa non fanno notizia ma ho letto che Gran Brianza è stata la prima azienda nel nostro paese a proporre modifiche ai proprio prodotti nella direzione della salvaguardia della salute, perché dentro la cura dei prodotti ritroviamo il benessere dei consumatori. Con anni d’anticipo rispetto alle normative sono stati espulsi dalla preparazione conservanti, glutammati, derivati del latte, coloranti, glutine, fino a ridurre il contenuto di sale dal prosciutto cotto trasformandolo in un prodotto d’eccellenza. Naturale per l’azienda quindi è stato il passaggio alla linea Bio che intende certificare questo desiderio di essere buoni in tutti i sensi, buoni come una mamma sa essere, come una nonna, come un papà.

Biofach 2015: la fiera bio più importante d’Europa

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Da dove prendi la tua ispirazione? dove cerchi idee  spunti?

Che cosa sei solito fare per deliziare i tuoi ospiti?

Dove cerchi innovazione per arricchire i tuoi piatti?

Per quali ragione preferisci gli alimenti biologici? che cosa chiedi ai produttori Bio?

Se vuoi sperimentare come l’inventività, la creatività e la tradizione possano andare a braccetto e se credi che il mondo Bio possa essere fondata sia sulla cura dell’artigiano e la precisione industriale per garantire al contempo passione e sicurezza, vieni a trovarci.

Potremmo essere una risorsa per la tua professione.

No, nessuna confusione: innovazione e tradizione possono essere insieme per il successo: siamo convinti che la tradizione, lungi dall’essere l’opposto dell’innovazione, sia invece un ottimo alleato per la creatività e la freschezza.

Ti invitiamo a incontrarci al Biofach per permetterci di condividere con te le nostre delicatezze bio, i nostri salumi che possono essere un ingrediente a sevizio dei tuoi piatti.

Le nostre ricerche sono fondate sulla cucina italiana tradizionale interpretata secondo le nuove tendenze.

Ti aspettiamo Halle 4 Stand 329 per parlare dei tuoi obiettivi e di come la nostra produzione possa aiutarti a esaltare la tua creatività.

E se per caso non puoi farcela, scrivici (granbrianza@granbrianza.it) saremo molto contenti di poterti aiutare con idee e ricette

Ci vediamo a Norimberga!

Il panino perfetto per la dieta

00panini-velociPuò fare da spuntino e da piatto unico, quando si è a dieta. È perfetto per le occasioni più diverse: a casa e fuori, al lavoro e in vacanza, a pranzo e a cena. Può avere mille volti sempre diversi, per soddisfare i gusti di chiunque. Anche quelli dei bambini. Avete bisogno di altre ragioni a sostegno della tesi per cui il panino è uno dei protagonisi della dieta mediterranea?
Se avete risposto sì, allora ascoltate anche questa: dal punto di vista nutrizionale il panino è praticamente perfetto, perché mette insieme i carboidrati del pane e le proteine dei companatici più classici (salumi, formaggi o arrosti). Se si accompagna con una spremuta di frutta, poi, il pasto completo è servito.

E la bilancia? Se non volete incidere sulla linea, dovrete prepararlo secondo criteri ben precisi. Passiamoli in rassegna uno a uno.

Quale pane
Meglio pagnotte ben lievitate e con poca mollica (come le michette o rosette) con i salumi magri (per esempio il prosciutto crudo o cotto). Il pane ferrarese, più croccante, è perfetto con la mortadella. Molto bene anche il pane integrale, che però diventa necessario nella propria dieta solo se abbiamo carenza di fibre nella nostra alimentazione.
Occhio al pane arabo: non essendo lievitato, può dare difficoltà di digestione. Meglio evitare invece, se siete in perenne lotta con la bilancia, i panini all’olio, al latte, alle olive, alle noci, ecc.: sono molto più calorici del pane tradizionale.

Il ripieno
Il companatico di un panino va scelto in base al momento della giornata in cui si mangerà. Vediamo perché. Se avete bisogno che il panino non si rovini in poche ore, riempitelo con arrosto di tacchino, prosciutto cotto o crudo e bresaola: sapore e consistenza restano uguali per un bel po’, visto che non contengono acqua (discorso opposto, evidentemente, per formaggi molto freschi come fiocchi, mozzarella ecc.).
Attenzione ai prodotti sott’olio: carciofini, melanzane e peperoni devono essere considerati solo guarnizioni, uno o due al massimo, e scolati con cura.

Quantità e calorie
Per sostituire un pasto, un panino deve fornire 500 calorie. Considerando che una michetta (o rosetta) media ne dà 220, i ripieni vanno evidentemente dosati con cura. Ciò significa che la quantità corretta di formaggio si aggira intorno ai 30-40 grammi; pollo, fesa di tacchino, roast beef e salumi sui 50 grammi.
I nutrizionisti sconsigliano il grana, lo stracchino e la robiola, i salami (meglio la meno salata e calorica mortadella). Oltre, naturalmente, alle salse e ai condimenti in genere: maionese, senape e ketchup (ma anche il sale) andrebbero rigorosamente evitate da chi è a dieta. E usate con molta moderazione da chi ha semplicemente cura della propria salute.

Bio, la conferma di un trend

Schermata 2015-01-23 alle 11.54.42Iniziamo con un po’ di numeri, perché se i numeri sono positivi, vuol dire che i conti tornano, e la direzione è quella giusta. Il valore del biologico nel canale Gdo è di 585 milioni di euro; 957 milioni per i negozi specializzati; 290 milioni (ossia il 13,6 per cento del totale) per la ristorazione e 300 milioni di euro per gli altri canali. Il bio, quindi, è un mondo che si sta facendo conoscere sempre di più e per il quale l’Italia rappresenta uno dei Paesi precursori di questa tendenza. L’attenzione al cibo e alla salute, grazie anche a una maggiore consapevolezza dettata dall’informazione, hanno infatti contribuito a far crescere un settore che porta cibo sulla tavola, sia essa quella di casa, piuttosto che di un ristorante.

Ma non sono solo i prodotti agricoli che arrivano sulle nostre tavole a essere bio; il panorama è sempre più ampio, dalle carni agli insaccati ai lavorati, ma è altresì vero che tutto parte comunque dall’agricoltura. Gli allevatori di bestiame, infatti, per rientrare nel comparto bio devono utilizzare concimi bio, i quali a loro volta devono derivare da prodotti bio, così come i lavorati che, per essere certificati bio, devono contenere almeno il 20 per cento di materie prime biologiche.

L’Italia, anche se non ci sono dati ufficiali, è tra i primi Paesi in Europa sia per produzione, sia per livello di attenzione al biologico e, inoltre, è tra i primi ad aver iniziato questo tipo di produzioni (per questo motivo, a certi livelli, alcuni enti certificatori nazionali sono più rigidi rispetto all’Ente europeo da cui deriva il simbolo della foglia stellata).

Insomma, in Italia non si scherza con il biologico, anche perché il consumo in tal senso è in aumento.

Certamente, il merito di questo incremento nei consumi è dovuto alla qualità dell’offerta, frutto del lavoro di imprenditori attenti che credono nella propria mission.
Sulla scia di questo successo nel mondo del biologico, trainato soprattutto da negozi specializzati e Gdo, anche i ristoratori hanno iniziato a proporre una cucina bio, con particolare attenzione alla provenienza delle materie prime. La ristorazione bio sta infatti aumentando in numeri e fatturato, mossa dal crescente interesse da parte di un consumatore sempre più informato e consapevole.